Guglielmo Lepre

(nick GRUPSOM - C.te ETNA)

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La logistica , nella sua più comune accezione , è quel ramo delle attività umane che più d’ogni altra evidenzia la necessità di menti organizzative superiori alla media :una forza armata , qualunque essa sia , priva di un efficiente e rapido servizio logistico , è fatalmente destinata alla sua rovina .
Cos’altro rappresentano se non l’eccellenza in questo settore , le grandi operazioni anfibie dell’ultima guerra ovunque esse siano state effettuate ? Su tutti , ovviamente , primeggiano gli americani , ma anche le potenze dell’Asse ebbero qualche occasione , ancorchè  fugace , di manifestare capacità organizzative di livello .
Come non ricordare l’italianissima Colonna Moccagatta  che condusse fino alle rive del Mar Nero , alcuni MAS , MTSM  e barchini esplosivi per dare man forte alle truppe tedesche intente all’assedio di Sebastopoli ?
Fu una operazione da manuale nonostante la povertà di mezzi idonei .
In tre mesi circa , la Regia Marina riuscì a organizzare , trasferire e gestire una minuscola forza navale
composta da : 1 squadriglia di 6 mini sommergibili tipo CB , 1 squadriglia di siluranti tipo “ MTSM “ ,
1 squadriglia di MAS articolata su 4 unità , 5 barchini esplosivi , affidandone il comando ad uno dei migliori ufficiali già distintosi in Mediterraneo per azioni coraggiose e temerarie . Il C.F. (Capitano di Fregata)  Francesco Mimbelli , molto apprezzato dagli stessi tedeschi .
I CB partirono da La Spezia il  25 Aprile  1942  via ferrovia per giungere il successivo 2 Maggio in Mar Nero ,
più precisamente nel porto di Jalta (Crimea) , dal quale avrebbero operato in sortite destinate ad impedire il rifornimento di Sebastopoli via mare .
La squadriglia MAS partì da Venezia il 22 aprile 1942 e per via stradale raggiungeva Vienna, da dove, per via fluviale, lungo il Danubio, l’unità raggiungeva Galatz e qui, con propri mezzi, raggiungeva Costanza il 4 maggio 1942, diventandone la base logistica.
Poi tra luglio e ottobre del 1942 si aggiungevano ai reparti della Regia marina italiana un’altra flottiglia di 6 MAS .
L’attività dei CB si manifestò in due separati periodi : il primo fino alla caduta di Sebastopoli , mentre il secondo prese il via contestualmente allo sbarco alleato in Nord Africa .
La R. Marina aveva deciso di trasferire i CB alla Marina Rumena e di richiamare in Patria il proprio personale , incontrando però la decisa opposizione del Comando della Kriegsmarine  che si offrì , viceversa , di rilevare i piccoli battelli ed imbarcarvi il proprio personale .
I tedeschi però non riuscendo a reperire idoneo personale da destinare sui CB  costrinsero la Regia Marina a ripensare la smobilitazione degli equipaggi : sarà comunque un breve ed interlocutorio periodo che vedrà
la fine nella ben nota data dell’8 settembre 1943 .
I CB verranno quindi trasferiti ai rumeni , giusto il tempo per consentire agli italiani che aderirono alla RSI , di riappropriarsi dei mini sommergibili .
Il 25 Agosto 44   , alla vigilia dell’arrivo delle truppe sovietiche  , i  superstiti CB  ( 5 ) furono affondati dai propri equipaggi nel porto di Costanza .
Il successo tedesco in Mar Nero deve molto al ferreo blocco di Sebastopoli realizzato da quella sparuta pattuglia di mezzi condotti da coraggiosi marinai .

Giunti verso la fine del maggio 1942, dopo un difficile viaggio su strada, i MAS italiani, coadiuvati da altri piccoli mezzi, misero subito in atto una serie di crociere di vigilanza che portarono  sovente all'intercettazione di convogli nemici, ed all'affondamento di alcune unità. Pochissimi uomini, al comando di Mimbelli , Castagnacci, Cugia, Massarini e Moccagatta, costituirono la differenza tra la vita e la morte, per Sebastopoli, poiché a partire dalla metà di giugno, il comando sovietico non riuscì più a rifornirla regolarmente. Nelle due notti dell'11 e 13 giugno, i MAS italiani, infatti, affondarono una motonave da 5000 tonnellate ed un grosso piroscafo da 10.000 ;  da quel momento il comando russo, allarmato per le perdite

subite, pose termine ad ogni tentativo di  rifornimento con i mercantili, tentando di proseguirlo con le sole navi da guerra, e ad alta velocità .
L'episodio più bello di questa straordinaria attività navale, nella quale rifulsero le doti di ardimento di comandanti come Todaro e Romano, capitò nella notte del 10 giugno, al sottotenente di vascello Massarini, imbarcato sul motoscafo d'assalto 216. Massarini sapeva che i rifornimenti a Sebastopoli erano
affidati a mezzi da guerra veloci, e soprattutto al « Taskent », il più veloce caccia di tutto il mondo.
Egli lo conosceva benissimo, avendo partecipato a Livorno al suo allestimento, ed avendo fatto parte del personale italiano che lo aveva condotto da Livorno ad Odessa pochi giorni prima dello scoppio della guerra. Da buon tecnico, si rendeva conto che silurare un caccia capace di correre a 45 nodi, con siluri veloci non più di 40 nodi su lunghi percorsi,era pura follia, a meno che non si avesse il coraggio di portarsi sotto alla nave in modo tale da non sbagliarla neppur per disgrazia .
Nelle lunghe crociere, Massarini aveva atteso con ansia il passaggio notturno del « Taskent » provando e riprovando mentalmente la manovra d'attacco.
È notte fonda, e all'improvviso si scorgono tenue luci sulla costa. Massarini ha un sussulto: sa benissimo che questi segnali vengono accesi da gente infiltrata a terra per indicare a qualche importante unità sovietica la via dell'imboccatura del porto di Sebastopoli. Raddoppia l'attenzione, coi motori al minimo, quando da destra vede comparire una sagoma scura, piuttosto veloce .
La esamina con la massima concentrazione al binocolo e subito riconosce le linee inconfondibili del « Taskent ». Dai baffi a prora, giudica che navighi a 20 nodi, ma Massarini sa che nel giro di pochi secondi il caccia può partire come un motoscafo da corsa a 45, al minimo allarme. Perciò deve avvicinarsi a lento modo, spe-
rando di non essere avvistato dalle vedette. A voce bassa, comanda: « Avanti piano, armare il siluro ».
Interminabili, passano due minuti, l'unità sovietica avanza tranquilla, su una rotta estremamente favorevole per l'attacco . Massarini teme che, il lancio del siluro provochi un forte rimescolio dell'acqua e non è possibile che non venga avvistato da bordo. Stringendo le mascelle, la mano alzata, avanza ancora fino a cento metri. Ora è leggermente di prora al « Taskent » ma, incredibile e pur vero, nessuno della nave si è accorto di nulla. Abbassa la mano convulsamente ed il siluro parte, con un gran botto, infilandosi nell'acqua nera. Ed ancora la nave procede tranquilla.
Cinque secondi, e poi dal motoscafo si ode distintamente l'urto del siluro contro la carena. Ma l'arma non esplode, forse perché l'acciarino non ha fatto a tempo ad armarsi.
Alla tonfo, qualcosa si risveglia sul «Taskent»: si vedono ombre agitarsi in plancia, si sentono persino le voci concitate. Poi la magnifica unità mette la poppa sotto, con un gran rombo, e parte con due enormi baffi di schiuma; in pochi secondi è fuori vista, e Massarini rimane immobile col suo piccolo sballottato dalle onde .
Ha mancato la sua preda per troppo coraggio, se avesse lanciato da duecento metri, il « Taskent » non esisterebbe più. Qualche giorno dopo,l'ammiraglio tedesco Schuster, comandante delle forze navali del Mar Nero, lo decora con la Croce di Ferro.
Non ne ha neppure una di scorta, ed allora togliendosi la sua, la  appunta al petto di Massarini.
Mentre gli da l'abbraccio rituale, si accorge che il giovane ufficiale è fortemente commosso, e che la rabbia del colpo mancato lo agita ancora. Sorride, e poi gli dice:
« Massarini, il "Taskent" è una bellissima nave. Da marinaio son più contento che sia ancora a galla, anche se è in mano ai russi. E lei è un valoroso lo stesso. Stia di buon animo ».
Le forze navali italiane, dopo la caduta di Sebastopoli, rimangono ancora a lungo sul Mar Nero e vengono ritirate, in seguito al peggiorare della situazione al fronte, soltanto alla primavera del 1943 : i mezzi, specie i MAS, vengono solennemente consegnati alla marina tedesca il 20 maggio, dopo un'attività intensissima e proficua, limitata soltanto dalla scomparsa dal Mar Nero della flotta militare sovietica.
Dopo la caduta di Sebastopoli, infatti, le unità maggiori e minori della Flotta Rossa del Mar Nero si rifugiarono a Tuapse e Poti che non lasceranno  più, rinunciando ad esercitare quel contrasto navale che sarebbe stato logico attendersi, soprattutto nel momento in cui, dopo Stalingrado, le unità dell'Armata Rossa avevano ripreso l'offensiva sul fronte meridionale. Benché i due porti si trovassero al limite dell'autonomia
dei nostri MAS, essi operarono egualmente su quelle coste lontane, nella paziente attesa che la corazzata  «Pariskaja Kommuna », o i due moderni incrociatori classe « Kirov », che si erano rintanati, si fossero decisi ad uscire. Ma questo non avvenne, lasciando il campo ad avventure minori .
Successivamente la “Colonna”, riunita, si recò (il 27 settembre) a Mariupol, dove rimase fino al gennaio 1943, quando ripartì alla volta dell'Italia, dove giunse nel mese di marzo, senza aver perso nè un mezzo nè un uomo dopo 10 mesi di permanenza operativa fuori sede .

 

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Grupsom - Sommergibili Mediterranei