Regio Sommergibile Medusa

Motto dell’ unità: Terret hostem Medusa

(Medusa spaventi il nemico)

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Fu varato il 30 luglio 1911 e consegnato alla Regia Marina il 1 giugno 1912.
Dopo il periodo di collaudo a La Spezia, Medusa entrò a far parte della I° Squadriglia Sommergibili e fu destinato adoperare nella sede della Maddalena, dove svolse un intenso addestramento
Rientrò a La Spezia il 14 settembre per un periodo di lavori e poté riprendere la sua attività nella base della Maddalena solo il 17 maggio 1914.
Divenuta unità Capo Squadriglia,il 1 luglio 1914 rientrò a La Spezia e venne adibito alla difesa mobile di questa base.
Il 15 marzo 1915 al comando del TV Alessandro Vitturi, tornò alla I° Squadriglia, nella sede di Venezia, che raggiunse dopo essere stata rimorchiata fino a Taranto dalla nave appoggio Napoli e successivamente fino a Venezia, dalla nave appoggio Liguria.: questo secondo tratto della navigazione, l’unità si incagliò a causa della nebbia, su un fondale a ca. 200 m a SE dello scoglio S. Clemente (Ancona). Venne disincagliata dal pronto intervento di nave Liguria e dei rimorchiatori Hellespont e S. Marco
Allo scoppio delle ostilità, Medusa viene inviato adoperare in missioni offensive lungo le rotte commerciali nemiche e presso i canali di accesso ai porti nemici.
Il 10 giugno 1915, mentre rientrava a Venezia da una breve missione compiuta lungo le coste istriane, appena giunto all’altezza di Porto di Pieve Vecchia, l’unità venne silurata ed affondata dal sommergibile nemico U-11 (C.te TV Von Heimburg).
Perirono quindici componenti dell’equipaggio tra cui il Comandante: ci furono soltanto sei superstiti tra cui l’ufficiale in seconda TV Giobatta Carnaglia.
Dopo oltre quarant’anni da quel fatidico giorno, il 19 agosto 1956 Medusa venne recuperato ed i Nostri Marinai trovarono un definitivo riposo nel Sacrario Militare di Redipuglia.

I battelli di questa classe derivano da una evoluzione di Foca, sempre elaborata dall’Ing.Laurenti, che vi apportò numerose migliorie.
Concettualmente molto simile alle precedenti classi, avevano però un dislocamento maggiorato, e per la prima volta vennero imbarcatisi su questi battelli motori diesel, la cui iniziale messa a punto fu difficile e costellata di guasti ed incidenti.
Per contro le prestazioni nautiche furono estremamente positive, nella navigazione in superficie come quella in immersione.
Con questa calasse di battelli si può dire chiuso il periodo sperimentale della componente subacquea italiana del periodo e si può dire che a quel punto la Regia Marina potesse disporre di mezzi tecnicamente e bellicamente validi: furono infatti proprio i Medusa a costituire l’ossatura della componente subacquea italiana nel periodo della Grande Guerra.


CARATTERISTICHE TECNICHE
Dislocamento
In superficie 250 t.
In immersione 305 t.
Dimensioni
Lunghezza 45,15 t.
Larghezza 4,25 m.
Apparato motore
2 motori diesel FIAT
2 motori elettrici a propulsione Savigliano
1 batteria accumulatori al piombo.
(solo su Velella)
2 motori diesel MAN
2 motori elettrici di propulsione Siemens
Potenza complessiva
Motori diesel 650 hp.
Motori elettrici 300 300 hp.
Velocità
In superficie 12,5 knt.
In immersione 8,2 knt.
Autonomia in superficie
670 nm. a 12 knt.
1200 nm. a 6 knt.
Autonomia in immersione
24 nm. a 8 knt.
54nm. a 6 knt.
Armamento
2 tubi lanciasiluri AV da 450 nm.
4 siluri da 450 nm.
Equipaggio
2 ufficiali, 19 tra sottufficiali e marinai.
Profondità di collaudo
40 m.

 

LA MALEDIZIONE DI UN NOME
Di Pietro Faggioli e Giovanni Alban

Il 26 ottobre 1918 l'imperatore austriaco Carlo I° inviò un cablogramma all'imperatore tedesco, informandolo che la fratellanza in armi delle due nazioni, l'Austria e la Germania, era terminata e che entro ventiquattro ore la monarchia asburgica avrebbe chiesto al presidente statunitense Woodrow Wilson un armistizio e una pace separata. Di conseguenza,l'Ammiragliato tedesco ordinò il ritiro segreto dal Mediterraneo di tutti i sommergibili in grado di muoversi,mentre tutti gli altri dovevano essere distrutti.
Dai rapporti della Marina tedesca risulta quanto segue:
28 otto-bre 1918: U-47 e U-48 fatti naufragare al largo della diga foranea di Pola; U-33 e UB-128 salpati da Pola per rientrare in Germania; UB-54 fatto esplodere ai Cantieri San Marco di Trieste. 29 ottobre 1918: U-65, UC-25,UC-34, UC-53 fatti naufragare al largo della diga foranea di Pola; U B-SO, UB-5 I,UC-20, UC-22, UC-27, UC-67 salpati da Pola per il rientro in Germania; UB-49 salpato da Cattaro per il rientro in Germania. 30 ottobre1918: U-73 fatto naufragare al largo di Pola; U-63 salpato da Pola per raggiungere laGermania; UB- 129 fattonaufragare fuori Fiume; furo-no autoaffondate, fuori Fiu-me, anche le due navi ap-poggio A5l eA82. 31 otto-bre 1918: UB-105, UC-52salpati da Cattaro per rag-giungere la Germania. 1° novembre 1918: U-72 autoaffondato vicino all'isola di Molonta, presso Cattaro.

Un totale di dodici sommergibili tornò, quindi, in Germania, mentre dieci vennero distrutti. Gli equipaggi di questi ultimi tornarono a casa in treno.

La determinazione degli equipaggi tedeschi era stata terribile (per fare un esempio, nel viaggio di rientro in Germania, a due giorni dall'armistizio, I' UB-SO mandò a fondo, presso Capo Trafalgar, la corazzata britannica"Hms Britannia") e i record di affondamenti effettuati dai sommergibilisti tedeschi non furono battuti neppure nella Seconda Guerra Mondiale. Il primato assoluto spetta all'U-35, che affondò duecentoquattro navi mercantili per 506.117 tonnellate di stazza lorda, poi ci furono l' U-39,che affondò centocinquantuno navi per 398.564 tonnellate di stazza lorda, e l'U-38,che spedì a fondo centotrentasei navi per 292.977 tonnellate.
Avendo analizzato con attenzione tutti questi dati, sapevamo che fuori Pola eranostati affondati ben sette sommergibili tedeschi. Perciò,quando giunse la notizia del ritrovamento di un battello molto mal ridotto e spezzato in due parti fummo quasi sicuri di aver localizzato unodegli U-Boat della Prima Guerra Mondiale, e ci preparammo per andarlo a vedere in immersione.

L' immersione

Acqua verde, 36 metri diprofondità, visibilità quasi nulla e freddo, tanto freddo. La curiosità è molta e io scendo con Giovanni Alban sebbene non abbia l'attrezzatura adatta. Ma non resisto: appena incontro lo strato gelido dell'acqua devo risalire, dato che la mia muta,da tre millimetri di spessore,non è sufficiente a proteggermi. Giovanni prosegue accompagnato da Ernesto. E,quando risale, è perplesso emi dice: «Giù c'è soltanto mezzo sommergibile, la parte posteriore, quella della poppa. Siamo entrati, ma uno dei motori è Fiat e l'altro è marcato con la sigla CRDA. I tedeschi montavano motori italiani?». No, non li montavano. I sommergibili tedeschi avevano motori Daimler, Man, oppure Benz;alcuni anche Korting e Pich-ler & Co.

Medusa, la maledizione di un nome

La medusa è un animale con un corpo sfumato da vaghe iridescenze che contribuiscono a rendere più affascinante, con la loro fosforescenza, l'aspetto del mare. Medusa era anche una bellissima Gorgone che viveva, secondo Esiodo, negli abissi oceanici. Il dio Nettuno, innamoratissimo, la rapì dal tempio di Minerva e la dea,molto arrabbiata, per vendetta trasformò la fanciulla in un mostro orrendo, con una corona di serpi al posto dei capelli e uno sguardo malefico che pietrificava chiunque la guardasse negli occhi. Ma Medusa era anche il nome di due sommergibili della Regia Marina, uno della Prima Guerra Mondiale e uno della seconda. Per stranissime coincidenze, entrambi i sot-tomarini trovarono la medesima fine, in circostanze drammatiche e tragiche, nel medesimo tratto di mare,che divide Pola da Venezia.

Il primo Medusa(varato nel 1911)

Con i sommergibili della classe Medusa fu chiuso il periodo sperimentale della componente subacquea italiana e, da quel momento in poi, la Regia Marina pote disporre di mezzi tecnicamente validi. Questi sommergibili, sui quali furono imbarcati per la prima volta i motori diesel, ebbero una lunga e travagliata gestazione, dato che furono tormentati da continui incidenti a causa della propulsione, che si rivelò piena di problemi, mentre le qualità nautiche, sia in superficie sia inimmersione, furono davvero buone.
Dopo il varo, il "Medusa" fece un lungo periodo di collaudi e quindi fu inviati alla Maddalena per l'addestramento. E il I5 marzo 1915,l'unità, al comando del tenente di vascello Alessandro Vitturi, fu assegnata alla Prima Squadriglia Sommergibilidi Venezia. Con lo scoppio delle ostilità contro l'Austria e l'Ungheria, il "Medusa" iniziò a operare facendo brevi missioni offensive lungo le rotte commerciali nemiche e presso i canali di accesso aiporti austriaci dell'Alto Adriatico.
L' 8 giugno 1915 l' equipaggio del "Medusa" era intento alla messa a punto dei motori termici (diesel), che continuavano a dare noie, quando giunse in banchina il capitano di fregata Giovannini, comandante della Squadriglia Sommergibili, che ordinò al comandante Vitturi di raggiungere immediatamente la costa istriana nei pressi di Umago, restarvi in agguato fino al giorno 9 e rientrare aVenezia la mattina del giorno 10.
Nessuno fece obiezioni, poiché le batterie erano ottime e si poteva, con i motori elettrici, sopperire alle deficienze dei motori termici.
La crociera si svolse normalmente, anche se la navigazione veniva interrotta spesso dai guasti ai motori diesel.Quando succedeva, il sommergibile si immergeva e proseguiva con la propulsione elettrica, mentre i meccanici di bordo provvedevano alle riparazioni.
Nella mattina del 10, secondo gli ordini ricevuti, il "Medusa" stava rientrando alla base di Venezia.
Era in emersione, dietro la linea di difesa delle torpediniere, sulla rotta di sicurezza, e stava per raggiungere le Bocche di Lido. Procedeva alla velocità di otto miglia, con il motore di dritta che spingeva abbastanza bene. Una torpediniera lo avvicinò a portata di voce, perché voleva assicurarsi della sua nazionalità. II comandante Vitturi era sulla torre, assieme al marinaio Pucci, ed entrambi controllavano con i binocoli il lato di dritta; a prua del "Medusa" c'erano,invece, il tenente di vascello Carniglia (il secondo), il marinaio Diana e un altro marinaio, che controllavano il lato opposto. Il marinaio Costanzo Salvatore era al timone, i lresto dell'equipaggio era sotto coperta per i preparativi dell'imminente arrivo in porto. Alle 6, e 15 capitò l'imprevisto e il racconto fatto dal tenente di vascello Giòbatta Carniglia ci permette di rivivere quei momenti avvenuti quasi novant' anni fa.
"Intorno alle 6, 15 , - scriveva Carniglia - mentre stavo verificando sulla carta la rotta che seguivamo, udii un grido: un siluro! Mi voltai istantaneamente a sinistra; vidi la scia a meno di 20 metri da noi, ed ebbi la percezione netta, matematica, sicura, che il siluro ci avrebbe colpito. Udii il comandante Pitturi ordinare: tutto a dritta; mi lanciai verso prua gridando a tutta voce: in mare. E mi gettai a capo fitto in acqua saltando dalla piastra del timone prodiero di sinistra. Durante lo scoppio credo diessere stato in acqua; ebbi l'impressione di trovarmi in un formidabile frangente, lottai col risucchio, col rivolgimento dell'onda, e finalmente venni a galla. Quanto tempo poteva essere passato? Trenta o quaranta secondi al massimo; tutto era finito. Il battello a una trentina di metri sulla mia dritta spariva,non restava fuori acqua altro che la punta della prua e l'estremità del periscopio; pochi secondi dopo tutto era scomparso".
Rimasero in superficie sei naufraghi, che riuscirono a raggiungere una boa poco distante. Dopo circa due ore, a 40 o 50 metri di distanza fu visto un periscopio ispezionare l'orizzonte e, subito dopo, un piccolo sommergibile affiorare. Si trattava del sommergibile tedesco UB-15,che operò con bandiera austriaca come U-Il. L'equipaggio austro tedesco recuperò i naufraghi, che furono sbarcati a Punta Salvores e quindi condotti a Pola.
Qualche giorno dopo l'affondamento del "Medusa", dal Comando Marina Venezia fu inviata una spedizione di dragaggio che riuscì a individuare lo scafo in latitudine45°24'14 N e longitudine12'4 l'SO E, ma la difficoltà dioperare in acque particolarmente pericolose per la presenza dei sommergibili nemici ne sconsigliarono il recupero.
Il tempo trascorse, la guerra finì, l'Italia era piena di problemi e il "Medusa" fu dimenticato. Nel 1956 la Cooperativa Triestina Goriup,che si occupava del recupero delle navi affondate nell'AltoAdriatico dopo le necessarie autorizzazioni della Marina Militare, chiese e ottenne il permesso di recupero del battello. E così, dopo aver localizzato nuovamente loscafo, sotto di esso furono scavate, nella fanghiglia, duegallerie di circa quattro metri per farvi passare i cavi delle imbracature. Il tutto fu quindi sollevato da un pontone, il "Velj Joze", e il 18 agosto1956 il relitto del "Medusa"fu portato a Punta Sabbioni,presso la Diga Nord del porto di Lido. Era incrostato di calcare, molluschi e crostacei. Dentro lo scafo, sepolti in cinquanta tonnellate di fango e di sabbia, furono ritrovati i poveri resti di tredici marinai, che furono tumulati con tutti gli onori, mentre lo scafo del sottomarino veniva avviato alla demolizione.

RSM .Medusa II°Gruerra Mondiale

Sommergibili I° Guerra Mondiale

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